L'analisi del quadro politico attuale è impietosa e sconfortante anche sotto un altro punto di vista: oggi non esistono veri e solidi partiti, con una lunga storia e idee ferme, con un collaudato sistema di formazione e selezione della classe dirigente. Non è che esistano e siano decadenti. No, proprio non esistono. I partiti attuali sono centri di potere nazionale che negoziano con centri di potere locale, disponibili a spostarsi da un partito all'altro. I centri di potere nazionale conferiscono i simboli ai centri di potere locale, più o meno vaste reti clientelari, gruppetti di persone, sprovvisti ormai anche di sedi, ma in grado di muoversi sul territorio, di ramificarsi nelle contrade e nei quartieri cittadini e di far apparire che sia presente ciò che in realtà non esiste.
Questa situazione, che si protrae ormai da lungo tempo, ha generato una classe politica parlamentare mediamente pessima: i parlamentari particolarmente intelligenti, o particolarmente laboriosi, o particolarmente capaci di studiare e risolvere problemi sono oggi pochissimi. Moltissimi sono, invece, i mediocri.
Orbene, una riduzione di un terzo dei parlamentari comporterebbe, al più, una proporzionale riduzione sia dei (già pochi) parlamentari bravi, che dei parlamentari inutili, cioè quelli tali ritenuti perché privi di laboriosità, capacità di studio e comprensione, o di particolari conoscenze tecniche. Ma ciò sarebbe già un grave danno. Dinanzi alla modesta soddisfazione di veder diminuire il numero di "fannulloni" e "buoni a nulla" che si fregiano del titolo di Onorevole o Senatore, starebbe l'oggettivo svantaggio di ridurre e indebolire il già esiguo numero dei parlamentari bravi. Dare preferenza alla soddisfazione di veder ridurre il numero degli onorevoli "cialtroni", a costo di indebolire il Parlamento, è una scelta che, se fatta consapevolmente, sarebbe chiaramente meschina e masochistica.