Gli italiani, di "sinistra" o di "destra" o di "centro", non stimano i partiti attuali: i cittadini votano i partiti turandosi il naso, considerandoli soltanto meno peggiori di altri partiti; i cittadini spesso votano contro partiti e contro leader politici, invece che per convinta adesione e stima dei partiti e dei politici che immeritatamente premiano con il voto.
Tutti attendono che la politica italiana sia sconvolta da qualcosa di nuovo, di valido, di storico. Tutti siamo convinti che il sistema di formazione e selezione della classe dirigente sia saltato e che la attuale classe dirigente sia di qualità modestissima, oltre che espressione di una vera e propria "Casta", nella sostanza un "Partito Unico" portatore di interessi elitari, lontani dalle vere esigenze dei cittadini.
Una "Casta" che nel corso degli ultimi decenni ha programmato e realizzato una serie di riforme destrutturatrici del nostro impianto costituzionale, perdipiù rendendo sempre più difficoltosa la partecipazione dei cittadini all'attività politica al di fuori delle formazioni espressione di quel "Partito Unico" al potere.
La speranza che molti italiani hanno riposto nel M5S, palesemente dimostra che il Paese ha bisogno di nuovi partiti che siano realmente popolari, quindi portatori delle istanze dei ceti più deboli, da troppo tempo non rappresentate in Parlamento.
Ebbene, con la riforma, pur lasciando inalterata la soglia di sbarramento al 3%, di fatto sarebbe necessario, per una nuova forza politica, raggiungere, nelle diverse circoscrizioni, percentuali oscillanti tra il 5% e il 9%.
In tale prospettiva il taglio dei parlamentari, presentato come una misura "anti Casta" volta a colpire i privilegi di una classe dirigente elitaria, corrotta, incapace, responsabile dell'attuale degrado della politica e del Paese, finirebbe paradossalmente per blindare in Parlamento proprio la "Casta", ovvero i responsabili di tale condizione.
La riforma, in definitiva, agevolerebbe le formazioni politiche più potenti, che dispongono di ingenti risorse finanziarie, controllano i media, monopolizzano le campagne elettorali, rendendo estremamente più improbabile l'emersione e l'avvento in Parlamento di nuove formazioni politiche sinceramente ispirate ai valori costituzionali, espressione delle esigenze popolari, lontane da interessi lobbistici.
Rafforzerebbe quelle forze politiche esistenti che gli italiani votano, perlopiù, turandosi il naso, in attesa che il Popolo partorisca finalmente uno (o più) veri, seri e grandi partiti.